23 gennaio 2013

Streaming life


A volte bastano le associazioni di idee. Oppure il così detto stream of consciousness, che ha troppe vocali per essere una parola semplice.

E quindi basterebbe scrivere qualcosa di simile:
Pensieri pensati scritti e letti ad alta voce, ti ci devo portare, appena l'ho visto ti ho pensato, che bella luce, polaroid, lista di desideri, mescolare qb, un bel gioco davvero dura poco?, taccuino di viaggio, biglietti di viaggio, spazzolini portati e lasciati, dimmi di sì, bustine di lievito e odore di libri, biscotti sfornati e regalati, mani che sanno di mandarino, cerotti alle dita, camminare stringendosi per mano, hai mai letto Coe?, essere felici in pubblico e in privato, non dirlo, dirlo, dillo!, non sono brava a disegnare ma ad immaginare, fai come se fossi a casa tua, rimani quanto vuoi, arrivo.
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14 gennaio 2013

The others - Let me introduce you Elliott Erwitt


Ieri sera mi sono imbattuta in uno di quei tomi fotografici dalle dimensioni di pietra miliare. Quei tomi che bisogna essere in due per sfogliarli.
E credo proprio siano in qualche modo pietre miliari questi scatti, che arricchiscono la vita.

Parto dal condividere le fotografie di Elliott Erwitt.

Non avevo mai pensato al suo amore per i cani, nè all'ironia che traspare dai suoi scatti, ma soprattutto non conoscevo la sua  capacità di ritrarre l'amore nel e del quotidiano così bene.

 

Credo conosciate questo scatto perchè la campagna p/e 2012 di Jacob Cohen è stata realizzata proprio e nientemeno che da Mr Erwitt, in collaborazione con Frank Capa. Insomma, quando lasciate svariati centoni di euro al signor Cohen per i suoi jeans, sappiate che state pagando anche il lusso di una campagna simile.
Forse, in effetti, i soldi spesi per i miei Jacob Cohen sono un'opera d'arte. Mi consolo pensando così.



E come detto, il buon Elliott sa essere ironico ma anche terribilmente sintetico: in uno scatto racchiude tutto quello che si può dire, a mio modesto avviso, senza parlare, sull'Amore.

 

A voi ogni commento :)


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8 gennaio 2013

Yeni Yılınız Kutlu Olsun! (Happy New Year in Turkish. Maybe!)


Che cosa posso augurarvi per questo 2013?
Proviamo a vedere se riesco ad usare le immagini che ho scattato al volo (letteralmente) ad Istanbul, prima di parlarvi di questa meravigliosa città.

In senso orario vi auguro un anno caloroso, che sappia scaldare il vostro cuore ed accendere (o ri-accendere) le vostre passioni. Proprio come un chai alla mela. Accompagnato da un narghilè alla mela, giusto perchè le trasgressioni piccole, a volte, ce le possiamo concedere ;)
Un anno dolce, come i Lokum. Dolce quanto basta, corposo, a tratti anche croccante, che raccolga le vostre sfide e ve ne offra di nuove. Che vi faccia scoprire sapori nuovi, accostamenti impensati, che vi consenta di approfondire qualcosa che avevate semplicemente sfiorato o guardato con curiosità e nulla al più, come la gelatina al melograno, ad esempio.
Un anno denso, come il caffè turco, un anno che scorra con calma, ma non nell'attesa bensì nel gusto e nel piacere. Nel piacere del prendere il proprio tempo, dello scambiare quattro chiacchiere, dell'osservare - perchè no? - anche il proprio futuro sul fondo di una tazza. Un anno che sappia anche a tratti essere amaro all'improvviso, perchè solo l'amaro aiuta ad apprezzare il dolce, e a capire che forse, possiamo anche non bere tutto sino all'ultima goccia. Possiamo fermarci giusto un attimo prima. E ciascuno scelga il proprio attimo.
E infine vi auguro 365 giorni di magia, di risate, di sciocchezze, di leggerezze, di sogni, di favole, di racconti e parole.

Per mostrarvi invece Instanbul, prendo in prestito le (bellissime) foto di Greg: quando c'è del professionismo, mi faccio da parte ;)

  
Me la tiro un po' e dico con meraviglia che passare 7 giorni a 10 passi dalla Moschea Blu da una prospettiva diversa alla definizione di "panorama dalla finestra" :)

 

Siccome Moschea Blu e Haja Sofia sono pressocchè dirimpettaie e nel mezzo c'è una splendida fontana, vi consiglio di passeggiarci a mezzanotte. Ascoltando il silenzio della piazza, ascoltando la vostra musica, ascoltando il battito del vostro cuore e anche cantando. Questo va di diritto, a mio modesto avviso, nelle 100 cose da fare prima di morire. O, messa meglio, nelle 100 cose da fare per vivere felici.


Contrattare al Bazar è un'arte che non maneggio, purtroppo, ma se c'è chi lo fa per te, diventa una pratica molto divertente. Luci, suoni, colori splendidi. Vale la pena, anche solo per bersi un chai seduti nel marasma (che non è poi così tanto, suvvia).


Prima di questo viaggio, non avevo idea dell'esistenza dei Dervisci, la cui abilità di ruotare ruotare ruotare ruotare per qualcosa come 15' rimane per me incomprensibile ed inimitabile. Mi fanno pensare ai petali di ginko biloba nel vento, ai petali spinti dalla brezza. 
La loro danza complicata riassunta in modo un pò grossolano rappresenta l'unione tra le cose e l'amore che scorre tra esse.

Istanbul è tanto altro, tanti altri suoni, tanti altri colori, tante altri immagini e tanti altri volti.
Ma mi fermo qui, perchè vi consiglio di scoprire e trovare da voi la vostra Istanbul. Che per me rappresenta e sempre ricorderà la calma. 


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