14 dicembre 2012

Uh, quasi dimenticavo..

Se vi va, potete votare L'arte di perdere le cose, aiutandolo nel contest di Grazia.it: Blogger we want you!

E' facilissimo, basta cliccare il badge che trovate a sinistra. Oppure seguire questo link.

Grazie :)

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Winter wonderland

 
Mentre la neve con calma e dovizia ricopre tutto il mondo circostante, penso a come vorrei che nevicasse anche dentro la mia testa.
La neve ha la squisita capacità di coprire tutto, di acquietare tutto e di portare silenzio laddove c'è colore e rumore.
E capitano così mondi che si ripetono come perfetti fiocchi di neve, che cadono anche se non li vuoi, proprio come taluni pensieri. 
Ti si appoggiano addosso e bagnano il viso, proprio come le lacrime. 
Ti sfiorano, proprio come le carezze, ti fanno sorridere, proprio come i baci, ma dopo un pò ti ritrovi inzuppato, proprio come la tristezza che a volte coglie di sorpresa, quando meno te lo aspetti, per vie tortuose emerge da chissà dove e si posa, proprio come la neve, tra le pieghe dell'animo, così come i fiocchi si posano tra le intersezioni delle giacche e dei guanti, filtrando, lentamente, leggermente, senza voler disturbare, ma in realtà disturbando eccome.

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10 dicembre 2012

Eat, pray, love


Premessa: non ho visto il film (e non lo guarderò, perchè non mi attira minimamente), non ho letto (ancora) il libro.
Perchè questo titolo, dunque, e questa immagine?

Perchè oggi ho ereditato molti libri, complice una partenza, e tra i kg (non scherzo!) ereditati, c'era anche questo titolo.
Penso che questa sia comunque una delle cose più belle mi sia mai capitata, ereditare dei kg interi di libri. Trovo un gesto bellissimo, un passaggio di testimone che prelude ad una nuova vita. Perchè questo sono, i libri, frammenti di vita racchiusi in una copertina e non vanno mai buttati, ma sempre fatti girare e respirare. Riciclati, che brutta parola, ma usiamola, solo per questa volta. I libri vanno regalati, ereditati, prestati, vissuti. Accompagnano e aiutano, sempre.
I libri sono silenziosi testimoni di noi, delle nostre vite, paure e desideri. E mentre spulciavo nel mucchio, ho pensato al grande, enorme, regalo, che la persona in partenza mi ha fatto, forse senza badarci, o forse badandoci eccome ma senza dirlo.
Regalare così tanti libri, che segnano un'epoca e una vita, significa dare in mano a qualcuno un profondo biglietto da visita, come a dire: "Io sono questa persona, la mia parte più vera e non detta, risiede qui, tra queste pagine".

Grazie allora per avermi dato in eredità non solo il grande bellissimo compito di far vivere di nuovo tutto questo, affinchè non vada nè perso, nè sprecato nè - cosa inconcepibile - buttato.
Grazie per avermi fatto sbirciare nella tua vita, perchè anche solo leggendo i titoli ho capito molte cose.
E quanto sarebbe bello, avere come biglietto da visita nient'altro che i propri libri e il proprio nome.
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9 dicembre 2012

Introducing Miltos Manetas

(M. Manetas, Dogs and Paintings)

Stamattina, mentre la nebbia lasciava pian piano il posto ad un cielo azzurro da montagna, su Grazia.it - un bel magazine che racchiude un pò di tutto (dai trend al food passando per l'arte) - mi sono imbattuta in un articolo su un artista greco, Miltos Manetas.

Le sue opere sono un incrocio tra nuove tecnologie e arte classica, o per meglio dire cercano di utilizzare i nuovi strumenti di cui siamo tutti ogni giorno circondati (nello specifico, un Blackberry) per creare una nuova concezione di arte.
Tale corrente artistica prende il nome, niente meno, di "Internet Art". Oppure, come Manetas stesso la definisce: Neen.
Al di là delle possibili definizioni, non conoscevo questa corrente artistica e di pensiero, ma la trovo molto interessante, soprattutto perchè specchio del nostro tempo.
Viviamo immersi in tutto ciò che è social (anche senza volerlo) o web. Ormai il così detto e definito mondo virtuale è molto reale e vicino al quotidiano, facendo cadere barriere e confini, non solo fisici (consentendoci di parlare e di entrare in comunicazione con persone dall'altro lato del globo), ma anche mentali (l'utilizzo delle nuove tecnologie, come qualunque strumento, modifica le nostre connessioni neurali. Lo sapevate, vero? :-) ) e soprattutto psicologiche.

Mi piacciono le ragioni che Manetas porta avanti per spiegare la propria arte: «Il mio interesse è quello di un pittore che cerca di rappresentare il mondo come appare [...], dal 2000 mi sono veramente concentrato sulle potenzialità del mondo virtuale perché è lì che si trovano paesaggi ancora sconosciuti, inesplorati; è lì che si trovano situazioni che non sono ancora arte ma che lo possono diventare».
Un po' come a voler cogliere un processo in eterno divenire, quello fluido di Internet, che non è mai uguale a se stesso, ma si arricchisce ogni volta, grazie al contributo di ciascuno.
Non avevo mai pensato al mondo di internet, o alle sue tecnologie, come arte in senso stretto. Anche se mi è capitato più volte di ammirare (e desiderare) una cornice o un orologio composti con le schede madri di un computer, per fare un esempio.

Manetas ha dato il via ai suoi quadri così, quasi per caso: «Ho preso un pennello, mi sono messo davanti a un paesaggio e ho cominciato a dipingere, a tracciare i contorni del paesaggio nell’aria. Con la mano sinistra ho iniziato a filmare il gesto con il BlackBerry [...] I filmati hanno una patina che ricorda il cinema degli anni venti e trenta. È come se catturassi l’aura del posto e delle situazioni».


E in fondo, abbiamo davanti a noi praticamente tutti i giorni, forme di arte simili a questa: penso alle fotografie che tutti ormai scattiamo con Instagram, o agli aforismi che Twitter ci costringe a scrivere, oppure ai romanzi a puntate che appaiono su alcuni blog e così via.

Un po' come a dire: in fondo, basta poco, prendete un cellulare o una digitale e lasciate libera la vostra creatività. Vi porterà sicuramente in luoghi che non avete ancora esplorato :)

PS: con questo post partecipo al contest di Grazia.it "Blogger we want you" ;)

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8 dicembre 2012

Pan de nus, cib de spus


A quanto pare la zona Porta Venezia - Corso Buenos Aires e vie annesse (in particolare F. Casati dove c'è Pavè e A. Tadino dove dimora il posto del quale vi sto per parlare) sembra diventata un ricettacolo di splendidi posti nei quali tornare e nei quali mangiare.

Oggi, infatti, complice la segnalazione casuale di un'amica (grazie Irene), ho avuto il piacere di conoscere Pandenus, una panetteria in cui è possibile fare praticamente tutto: dalla colazione all'aperitivo serale passando per il pranzo, il brunch e la merenda.
Detto così suona un'arlecchinata spaventosa, ma non c'è niente che non sia fuori posto - all'apparenza - da Pandenus. Nemmeno l'arredamento, tutto sui toni del legno scuro naturale e dei divanetti laccati di rosso.
Un posto buono, che odora di buono e in cui viene esaltato l'alimento per eccellenza: il pane.
Pane di noci, cibo di sposi, e quindi Pandenus che già il nome meneghino me lo fa ben apprezzare.

Noi ci siamo state per il brunch, ottimo e abbondante: quattro menù a 17€ l'uno.
Il mio comprendeva: selezione di assaggi Pandenus (come tutti e 4 i menù e che vedete in foto e che a malincuore abbiamo avanzato), fette biscottate con burro e marmellata (come tutti e 4 i menù, ottima la marmellata), uova alla benedectine, due fette di pane ai cereali tostate, patate alla griglia (tipo roestli, per chi conosce il genere), yogurt (ammazza chebbono), macedonia (le fragole a Dicembre sono un pò uno scivolone ma glielo perdoniamo), pancakes, succo d'arancia e tè/caffè (a scelta, espresso o americano. Con tutto ciò che ho mangiato il caffè americano è stata una manna divina!).

Unica nota stonata era la ressa: noi siamo arrivate verso le 12:15 e abbiamo trovato al pelo un tavolo (non si può prenotare) e il locale, poco dopo si è riempito di avventori che compravano il pane o che semplicemente si fermavano per un caffè. La musica è ottima, e anche il volume giusto.
Il servizio non è proprio simpaticissimo e cortese, ma glielo perdoniamo dato il via-vai di gente che doveva gestire.
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7 dicembre 2012

Happy B-day to me!

 

Ed è giunto finalmente il fatidico giorno del mio compleanno, che ho festeggiato girovagando per gli stand della fiera, ri-assaggiando sapori ben noti, rifuggendo il padiglione internazionale per dedicarmi a quello nostrano.

Una birra e un brindisi allo Scott Duff, un posto molto carino ma dal Menù un po' povero, mi aspettavo più birre e soprattutto più cibo. La musica è molto bella, così come la location, anche se da fuori non gli avrei dato una lira.
Costola del più famoso Scott Joplin (irraggiungibile per me!) non so bene su una scala da 1 a 5 stelline quante ne darei, forse 2.

Ma il vero pezzo forte del compleanno è stata lei: la torta al croccantino e cannella di Ernst Knam, pasticcere tedesco che ha scelto il proprio nido in una viuzza tranquilla, traversa del più noto Viale Montenero, e che sforna torte dagli accostamenti particolari ma dai sapori equilibrati.
Posso parlare naturalmente della mia, non di tutto il vasto assortimento: una texture veramente notevole, con una mousse gradevolissima che si scontra con la base di frolla croccante. Anche i sapori si amalgamano bene, nessuno (nemmeno il cioccolato fondente) copre o sovrasta gli altri.
Ottima anche l'idea - che sembra c'entrare poco e niente - dei mirtilli decorativi: donano un tocco di asprigno che ben si sposa con il dolce del croccantino.
Confezione e presentazione bellissima, prezzo comunque accessibile: una tortina di 12 cm di diametro (indicativamente per 4 persone): 24€.

Prosit! :)


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