8 gennaio 2013

Yeni Yılınız Kutlu Olsun! (Happy New Year in Turkish. Maybe!)


Che cosa posso augurarvi per questo 2013?
Proviamo a vedere se riesco ad usare le immagini che ho scattato al volo (letteralmente) ad Istanbul, prima di parlarvi di questa meravigliosa città.

In senso orario vi auguro un anno caloroso, che sappia scaldare il vostro cuore ed accendere (o ri-accendere) le vostre passioni. Proprio come un chai alla mela. Accompagnato da un narghilè alla mela, giusto perchè le trasgressioni piccole, a volte, ce le possiamo concedere ;)
Un anno dolce, come i Lokum. Dolce quanto basta, corposo, a tratti anche croccante, che raccolga le vostre sfide e ve ne offra di nuove. Che vi faccia scoprire sapori nuovi, accostamenti impensati, che vi consenta di approfondire qualcosa che avevate semplicemente sfiorato o guardato con curiosità e nulla al più, come la gelatina al melograno, ad esempio.
Un anno denso, come il caffè turco, un anno che scorra con calma, ma non nell'attesa bensì nel gusto e nel piacere. Nel piacere del prendere il proprio tempo, dello scambiare quattro chiacchiere, dell'osservare - perchè no? - anche il proprio futuro sul fondo di una tazza. Un anno che sappia anche a tratti essere amaro all'improvviso, perchè solo l'amaro aiuta ad apprezzare il dolce, e a capire che forse, possiamo anche non bere tutto sino all'ultima goccia. Possiamo fermarci giusto un attimo prima. E ciascuno scelga il proprio attimo.
E infine vi auguro 365 giorni di magia, di risate, di sciocchezze, di leggerezze, di sogni, di favole, di racconti e parole.

Per mostrarvi invece Instanbul, prendo in prestito le (bellissime) foto di Greg: quando c'è del professionismo, mi faccio da parte ;)

  
Me la tiro un po' e dico con meraviglia che passare 7 giorni a 10 passi dalla Moschea Blu da una prospettiva diversa alla definizione di "panorama dalla finestra" :)

 

Siccome Moschea Blu e Haja Sofia sono pressocchè dirimpettaie e nel mezzo c'è una splendida fontana, vi consiglio di passeggiarci a mezzanotte. Ascoltando il silenzio della piazza, ascoltando la vostra musica, ascoltando il battito del vostro cuore e anche cantando. Questo va di diritto, a mio modesto avviso, nelle 100 cose da fare prima di morire. O, messa meglio, nelle 100 cose da fare per vivere felici.


Contrattare al Bazar è un'arte che non maneggio, purtroppo, ma se c'è chi lo fa per te, diventa una pratica molto divertente. Luci, suoni, colori splendidi. Vale la pena, anche solo per bersi un chai seduti nel marasma (che non è poi così tanto, suvvia).


Prima di questo viaggio, non avevo idea dell'esistenza dei Dervisci, la cui abilità di ruotare ruotare ruotare ruotare per qualcosa come 15' rimane per me incomprensibile ed inimitabile. Mi fanno pensare ai petali di ginko biloba nel vento, ai petali spinti dalla brezza. 
La loro danza complicata riassunta in modo un pò grossolano rappresenta l'unione tra le cose e l'amore che scorre tra esse.

Istanbul è tanto altro, tanti altri suoni, tanti altri colori, tante altri immagini e tanti altri volti.
Ma mi fermo qui, perchè vi consiglio di scoprire e trovare da voi la vostra Istanbul. Che per me rappresenta e sempre ricorderà la calma. 


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2 commenti:

  1. Ciao Simona, da queste foto emergono il calore ed il colore di Istanbul! Una città meravigliosa, ponte tra oriente ed occidente, che ricordo sempre con tanta nostalgia!

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    1. Ciao! Credo tu abbia riassunto bene lo spirito della città: è proprio un ponte, un collegamento, un passaggio e un intreccio di due culture :)

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